“Audio del Var pubblico”: terremoto dopo Inter-Juve | Decisione in arrivo dall’AIA
L’ultimo caso di Rabiot, doppio volendo e considerando il presunto gol di mano alla Samp e quello che ha determinato l’1-0 di Kostic nel Derby d’Italia, rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso.
Questo calcio ha bisogno del VAR, non è questo ormai un punto su cui discutere: non ci sono dubbi, né si può tornare indietro. Ma ci sono ancora troppi buchi normativi, direttamente proporzionali all’esiguo numero di telecamere che non forniscono immagini chiare in sede di controllo. Da qui gli interrogativi che esplodono nei post o nelle chiacchiere dei tifosi primi fruitori dello spettacolo chiamato calcio.
Il gol di Kostic che ha regalato il successo della Juventus al Meazza è stato convalidato in nome di una regola che fa molto discutibile: se non ci sono immagini chiare, se c’è anche solo un ragionevole dubbio che Rabiot (nel caso specifico) non abbia toccato il pallone con la mano, il VAR non manderà mai un arbitro a vedere quella azione.
Non ingannino le immagini sui social, dove c’è l’illusione che Rabiot tocchi al 100% il pallone con il braccio: sono foto in 2D, schiacciate, senza profondità, non prese in considerazione da nessun VAR. Semmai c’è un evidente problema di telecamere, che non forniscono la prova inconfutabile che il francese abbia stoppato il pallone con un braccio.
Le stesse telecamere, praticamente, che si sono persi Candreva in occasione del famigerato gol annullato a Milik: qui la rabbia, giusta peraltro, dei tifosi. Si fa attenzione a un fuorigioco millimetrico, e poi la tecnologia non aiuta a capire con certezza se c’è stato un fallo di mano.
L’idea di Rocchi
L’episodio di San Siro va addirittura oltre. Perché? Perché l’audio del dialogo tra Daniele Chiffi e Paolo Silvio Mazzoleni, uno arbitro in campo mentre l’altro al VAR. potrebbe diventare pubblico.
Secondo Mediaset sarebbe questa l’intenzione del designatore arbitrale Gianluca Rocchi. L’idea è una spiegazione preciso al popolo dei tifosi. Che ascoltano i giocatori parlare prima di un incontro, durante l’intervallo e nel post gara, ma non hanno mai sentito la voce di un direttore di gara che spiega questa o quella motivazione, per cui si è giunti a un fischio arbitrale.
La discrezionalità normativa
Altro problema del VAR, il tempo utilizzato per prendere la decisione. Sempre parlando del gol di Kostic, ci sono stati quasi cinque minuti di analisi, un’attesa infinita anche se l’AIA ha ritenuto giusto alla fine convalidare il gol di Kostic, nonostante in quell’azione ci siano tre presunti tocchi di mano: uno di Rabiot e due di Vlahovic.
La discrezionalità normativa si è evidenziato nel secondo tocco incriminato di Vlahovic: molti i moviolisti, ex arbitri, che l’hanno giudicato punibile. Rocchi, sempre secondo Mediaset, sarebbe rimasto soddisfatto da Mazzoleni, non da Chiffi, ma per la gestione complessiva della partita, giudicata insufficiente.