Chissà se le nuove regole saranno in grado di ritirare su il MotoMondiale. Chissà se il nuovo sarà capace di emulare il vecchio. Chissà.
Vuoi proprio per le nuove regole, vuoi per l’avvento le super battaglie fra Max Verstappen e Lewis Hamilton, vuoi comunque per quella Ferrari che non passa mai di moda pur se non si riesce a rialzare, il prodotto Formula Uno è stato rilanciato, con una nuova nidiata di piloti-personaggi.
Lo stesso non si può dire per la MotoGP. Certo, il successo dello scorso anno di Nuvola Rossa Pecco Bagnaia ha riportato in auge il made in Italia, il trionfo di Bezzecchi (nuovo leader del Mondiale anche se dopo appena due Gran Premi) creato entusiasmo, il personaggio Marc Marquez tengono in vita il Circus delle due ruote. Ma l’era post Valentino Rossi è dura da rilanciare.
Senza Vale in molti hanno smesso di seguire il Mondiale della MotoGP. Indimenticabili i suoi duelli contro Marc Marquez, Jorge Lorenzo e Casey Stoner, senza dimenticare la meteora Nicky Hayden, campione del mondo, poi fondamentalmente sparito.
Ma nella prima era dominata dal Dottore, c’era anche grandissimi personaggi, oltre che grandissimi piloti. Vedi Biaggi, leggasi Gibernau, ma soprattutto Loris Capirossi.
“Ho fatto tanti errori in carriera, avrei potuto vincere almeno sei titoli”. Così il pilota di Castel San Pietro Terme, che lo scorso 4 aprile ha festeggiato i suoi cinquanta anni.
“Ho tantissimi bei ricordi – sottolinea Capirex – ho avuto fortunatamente una carriera molto lunga. Ma senza dubbio il ricordo più bello è il primo mondiale”.
Il primo titolo nell’allora 125 del 1990 è ancora un record difficilmente battibile, nessuno ha vinto mai a 17 anni e 165 giorni. “E’ un segno indelebile, che mi ricorda tantissime cose belle, compreso il mio amico Fausto – continua – ma anche Mugello 2000, Barcellona 2003, anche Assen ‘99 col mitico duello con Valentino. Ma al primo posto c’è il primo titolo e la gara australiana”.
Vittorie, trionfi e rimpianti si intersecano e s’intrecciano nella carriera di uno dei piloti italiani più amati nella storia del motociclismo. “Tantissime gare farei diversamente, nel 1993 per esempio, a Suzuka, ero in testa e ho buttata via all’ultimo giro, così come ad Jarama, ma anche nel 1994 quando ero in testa al mondiale con tanti punti e mi sono fatto male per un errore evitabile. Tantissimi gli errori che ho fatto in carriera, ma tutti mi hanno fatto diventare grande, li accetto anche se potevo vincere il doppio dei Mondiali (tre, ndr) vinti”.