Un po’ per rivalsa sportiva, un po’ perché l’offerta potrebbe essere davvero irrifiutabile, Fabio Cannavaro è pronto a tornare in pista.
A dieci anni di distanza dalla sua nuova vita sportiva, seduto (più o meno) su una panchina di calcio, Fabio Cannavaro è pronto a rimettersi in sella, seguendo una massima latina: nemo profeta in patria. In questo senso, finora, la sua carriera.
Una carriera iniziata in primis a Coverciano, dove l’ex Pallone d’Oro ha preso la qualifica di allenatore una volta appesa i fatidici scarpini al chiodo, ma anche da direttore sportivo. Una carriera partita fuori dai confini della sua Nazionale che per decenni ha difeso, portandola in auge.
Una carriera prevalentemente all’estero, uno dei pionieri di quel mondo arabo che ora sta dimostrando tutto il suo potere economico. Fabio Cannavaro dieci anni fa è stato all’Ah-Ahli, quelli che stavano per prendere Messi: prima come vice Olăroiu, poi come allenatore. Un anno dopo l’ex Real Madrid era in Cina, un eldorado nel 2014: al Guangzhou Evergrande lo portò Marcello Lippi, una volta passato nel ruolo di direttore tecnico. Ma durò pocò.
Dove ora c’è Cristiano Ronaldo, prima c’era proprio Fabio Cannavaro, ma non andò un granché bene. Meglio certamente al Tianjin Quanjian, di nuovo in Cina, col quale centra la prima storica promozione in Chinese Super League, coronando un’incredibile rimonta. È un crescendo rossiniano che culmina con il trionfo in Supercoppa di Cina 2018 alla guida di nuovo del Guangzhou Evergrande. A dicembre 2019 vince il suo primo campionato, nello stesso anno viene nominato commissario tecnico ad interim della Cina fino alle qualificazioni per il campionato del mondo 2022, mantenendo il suo ruolo al Guangzhou Evergrande. Sostituisce Marcello Lippi, dimessosi dall’incarico qualche mese prima e nominato direttore tecnico della nazionale.
La crisi del mondo cinese, o più precisione una netta inversione di tendenza del governo locale di non investire più nel calcio, lo riporta in Italia. Lo scorso settembre Fabio Cannavaro allena la sua prima e unica squadra italiana: il Benevento. Ma nemo profeta in patria, si diceva.
Quattro partite senza vittorie e i malumori con la società, producono le immediate dimissioni, che però vengono respinte dalla presidenza. Ma le cose non migliorano: la sua prima vittoria con i giallorossi arriva dopo 7 partite il penultimo posto in classifica produce l’esonero.
Così Fabio Cannavaro rilascia l’Italia: l’allenatore napoletano fa il viaggio inverso di Pirlo (appena tornato in Italia per allenare la Samp), vola in Turchia proprio per guidare il Karagumruk, proprio l’ex di Pirlo, di cui diventerà il degno erede. Da un campione del mondo a un altro, il passo è breve.