Nel corso di un’intervista, il cestista ha dichiarato di aver seriamente preso in considerazione il ritiro nel 2020.
Aprile significa una sola cosa nello sport americano: iniziano i playoff NBA. Sedici squadre qualificate alla post-season, ma soltanto una potrà alzare il Larry O’Brien Trophy. Così come accaduto negli ultimi anni, anche in questa stagione l’equilibrio regna sovrano, il che rende molto complesso individuare due squadre favorite.
Arrivare alle Finals non è mai semplice, ma ci sono alcune franchigie che, più di altre, portano sulle spalle il fardello di dover dimostrare di essere all’altezza di questi palcoscenici. Philadelphia è una di queste squadre. Guidata dal favorito per il premio di miglior giocatore dell’anno, Joel Embiid, i 76ers hanno l’obbligo di raggiungere almeno le finali di conference. Il centro camerunese ha inaugurato la serie contro Brooklyn con 26 punti, 5 rimbalzi e 3 assist in appena 33 minuti, ma è dal secondo turno in poi – dove potrebbe incontrare Boston – che si presterà attenzione a lui ed a James Harden.
Le stesse parole potrebbero essere utilizzate per descrivere il contesto attorno a Nikola Jokic e ai Denver Nuggets. Negli ultimi anni non si è fatto altro che spendere parole al miele per il centro serbo, Mvp delle ultime due stagioni e, senza alcun dubbio, uno dei migliori giocatori della lega. Primo posto ad ovest, un Murray in più, la franchigia con sede in Colorado si trova nella migliore condizione auspicabile per arrivare fino in fondo.
Anche Phoenix ha molto da perdere. Chris Paul sembra aver intrapreso il viale del tramonto e la trade che ha portato Durant in Arizona ha azzerato gli asset per migliorare la squadra in estate. Tornato al suo vecchio ed amato numero 35, il due volte campione è chiamato alla sfida più difficile ed interessante della sua carriera, che potrebbe definitivamente cementare la sua legacy.
Abbiamo citato tre giocatori straordinari, ma ad oggi probabilmente il cestista migliore al mondo risiede a Milwaukee ed indossa la canotta numero 34. Giannis Antetokounmpo non verrà eletto miglior giocatore in questa stagione, anche se ha guidato i Bucks al primo posto della Eastern Conference ed ha chiuso la regular season con 31.1 punti, 11.8 rimbalzi e 5.7 assist di media. Eppure esiste un universo parallelo in cui tutto questo avrebbe potuto non esistere.
Nel corso di un’intervista al Milwaukee Journal Sentinel, il greco ha rivelato che nel 2020 ha seriamente pensato al ritiro: “C’è troppa pressione”, ha spiegato Antetokounmpo al Milwaukee Journal Sentinel. “Bisogna affrontare tante cose. Per poter essere il migliore, devi giocare sempre come il migliore. Devi allenarti come il migliore. E devi comportanti come il migliore. E non è facile. Nel 2020 ero pronto a lasciare il gioco. Sono un essere umano molto testardo: se una cosa non mi piace, io non la voglio fare”.
In attesa che Giannis scenda in campo contro i Miami Heat di Jimmy Butler, si sono concluse le prime gare-1 ed hanno regalato un paio di sorprese. La prima giunge da Cleveland, dove i New York Knicks mettono a segno il primo colpo in trasferta di questi playoff. In campo, per la prima volta dopo l’infortunio dello scorso 29 marzo, Julius Randle, autore di una doppia-doppia (19 punti e 10 rimbalzi) che mette immediatamente la serie in salita per i Cavaliers. Ai padroni di casa non sono bastati i 38 punti di Donovan Mitchell.
L’ultima volta che Sacramento è arrivata tra le prime otto è stato nel lontano 2006. Non c’è, dunque, modo migliore di una vittoria interna contro i campioni in carica di Golden State per festeggiare il ritorno ai playoff. Per una squadra, i Warriors, che ha chiuso la stagione regolare con 11 vittorie e 30 sconfitte in trasferta, non si può affermare che il k.o. sia una sorpresa. Mattatore assoluto della serata De’Aaron Fox, che al suo debutto assoluto in post-season mette a referto 38 punti, tirando con il 50% da dietro l’arco.