Una brutta botta. No, il pur pesante 4-1 tracollo di Empoli non è niente rispetto a quello che sta per accadere alla Juve.
Attenzione alla rivoluzione, in rima baciata. Bisogna far attenzione a una Juventus crollata dal secondo al -10 in classifica. Attenzione per tanti motivi: la Signora sta valutando se tornare nuovamente al Collegio di Garanzia dopo la sentenzione della Corte Federale, ma quei dieci punti potrebbero non essere tutti i punti che sconteranno i bianconeri.
Già, terminata l’indagine relativa (forse, al netto di un eventuale ricorso bianconero dopo l’uscita delle motivazioni della sentenza della Corte Federale) al “caso plusvalenze”, ora tocca all’inchiesta sugli stipendi, per cui la Juventus, giusto ribadirlo, ha subito dei patteggiamenti. Come cambiano gli scenari di questo secondo filone dopo il -10?
Bella domanda, due possibili risposte, come le strade che potrebbero essere percorse dopo i deferimenti a otto (ex) dirigenti bianconeri: Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti, Stefano Braghin e Cesare Gabasio, a cui a vario titolo viene contestato l’articolo 4, quello sulla mancata lealtà sportiva. Mica poco.
Giovedì 15 giugno ci sarà l’udienza davanti al Tribunale federale. La Signora potrebbe patteggiare, con una penalizzazione di punti ridotta che la Juve proverebbe a scontare nella prossima stagione. Ma la Signora potrebbe ancora continuare a fa valere le proprie difese, in questo caso altro processo, i soliti tre gradi di giudizio, con la consapevolezza che, in questo caso, il Procuratore non faccia sconti. Con tutto ciò che ne consegue. Ma qualcuno dovrà pur pensare ad una squadra distrutta.
Distrutta in primis moralmente, perché loro, staff e giocatori, quei 69 punti, ora 59, li hanno conquistati sul campo. Anche se la Juventus di Allegri non ha mai veramente convinto, con tutte le attenuanti del caso.
Serve un direttore sportivo, lo ha detto a chiare lettere Francesco Calvo, subito dopo la mazzata dei dieci punti di penalizzazioni. E quel direttore sportivo ha un nome e cognome: Cristiano Giuntoli. L’ex Napoli potrebbe fare delle scelte, anche in popolari. Perché inevitabile partire dalle uscite.
Il lavoro più difficile sarà piazzare i tanti giocatori che rientreranno dai prestiti: Arthur a Kulusevski, McKennie a Zakaria. Poi toccherà a Di Maria (il cui contratto in scadenza e non ci sono stati segnali di continuità in tal senso, soprattutto dopo il -10), idem per Rabiot: sarà difficilissimo tenerlo. Ci si interroga su Vlahovic e Chiesa: uno non sarebbe in vendita (parola di Calvo), l’altro patrimonio Azzurro.
Le certezze sembrano essere Erin, Danilo, Bonucci, Gatti, Bremer, De Sciglio, Fagioli, Locatelli, Miretti, Kostic e Iling. Il resto si vedrà in questa estate che si preannuncia calda come non mai. Attenzione, dunque, c’è la rivoluzione