La notizia è giunta dalla Turchia qualche giorno fa e non è stata ancora smentita.
Quando nel 2010 la Germania si è presentata al mondiali in Sudafrica, in pochi – forse nessuno – pensava che quella rosa di giocatori potesse andare lontano. Molti dei giocatori che avevano fatto parte della spedizione casalinga avevano fatto spazio a dei ragazzi, alcuni sconosciuti al pubblico internazionale. L’impressione che si trasse poi da quell’edizione è che quei giovani fossero sulla strada giusta.
E così, quattro anni dopo, la Germania arriva in Brasile nel momento più alto della tempesta calcistica tedesca. Nel 2013 la prima finale tedesca di Champions League aveva visto il Bayern Monaco – già finalista nel 2010 e nel 2012 – alzare al cielo di Wembley la coppa dalle grandi orecchie, per la prima volta dopo dodici anni. Una dimostrazione di forza e qualità tale da sedurre anche Pep Guardiola, il miglior allenatore del mondo.
Così come sarebbe accaduto nell’edizione successiva alla Francia, la rappresentativa tedesca arriva in terra verdeoro con la sensazione, da parte di tutti, di essere un carro armato. E come tale si comporta. Nei gironi si libera senza problemi del Portogallo di Cristiano Ronaldo, ai quarti elimina la Francia, e si intromette in quella che era considerata la finale anticipata: Brasile – Argentina. Non è necessario ripetere il risultato della semifinale, è impresso nella mente di tutti. Contro i gauchos – così verranno definiti per le settimane successive dai giocatori tedeschi – sono necessari i supplementari, ma alla fine è vittoria.
Di quel Mondiale ha preso parte anche Mesut Ozil, uno dei giocatori più iconici, estrosi degli ultimi quindi anni di calcio europeo. Dalla Turchia arriva la notizia che il fantasista tedesco sia in procinto di ritirarsi, dopo aver risolto il contratto con l’Istanbul Basaksehir.
Nella sua carriera Ozil ha vestito le maglie di Werder Brema, Real Madrid e Arsenal ed è stato uno degli atleti più popolari al mondo. Capace di servire assist a chiunque, il nativo di Gelsenkirchen è uscito dal circolo delle notizie dopo essersi trasferito in Turchia, paese di cui è originaria la famiglia dal lato del padre.
A contribuire alla sua decisione di lasciare il calcio che conta a soli 32 anni, le controversie politiche che hanno suscitato le sue dichiarazioni a favore di Erdogan – che ha voluto come testimone di nozze nel 2019 – che hanno portato, tra l’altro, l’Adidas a interrompere un sodalizio commerciale iniziato nel 2013. Per motivi simili è stato messo ai margini della rosa dell’Arsenal. Nel dicembre 2019 decise di esporsi contro la persecuzione da parte della Cina nei confronti della popolazione uigura, e dal momento che il club inglese in quel paese ha enormi interessi commerciali, decise prima di prendere le distanze e poi, pian piano, di tagliarlo dalle rotazioni.