Nulla è come appare. Avrebbe scritto così Luigi Pirandello, se avesse dovuto descrivere la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni sulla Juve. Una sentenza che non sarà l’ultima.
Così è, se vi pare. La sentenza del Collegio di Garanzia di CONI, l’ultimo grado della Gisutizia sportiva italiana, che avrebbe dovuto mettere la parola fine sull’inchiesta legata alle plusvalenze della Juventus, in realtà ha riaperto il caso.
Hanno del clamorose le dichiarazioni del Procuratore, che ha candidamente ammesso che la penalizzazione della Juve, quei famigerati 15 punti, erano in realtà troppi: in pratica si torna alla Corte Federale d’Appello. Per il momento la Juventus è tornato al terzo posto, consapevole che la storia è tutt’altro che finita.
“Farò la mia parte, di concerto eventualmente con i miei colleghi di governo e ascoltate le parti, affinché ci sia una riforma della giustizia sportiva”. Neanche ad Abodi è andata giù questa storia.
“La precarietà non aiuta – tuona Il ministro dello Sport – qualcosa bisogna modificare perché le decisioni siano comprensibili e la tempistica rispettosa della reputazione della competizione”.
La sentenza del Collegio di Garanzia del CONI va proprio verso quella precarietà che il Ministro dello Sport ha condannato, in quando ha sancito in primis l’incompatibilità di chi aveva già giudicato la Juve, e poi una nuova ripartenza, dalla revocazione e dal ritorno di Chinè. In pratica si tornerà indietro di tre-quattro mesi visto che ora il Collegio di Garanzia del CONI ha un mese per rilasciare le motivazioni, prima che tutto riparta dalla Corte Federale d’Appello.
Probabilmente con questi tempi, il rischio che la parola fine avvenga dopo che il campionato di Serie A sia finito, è altissimo. Con tutto ciò che ne conseguirà. Anche perché non c’è soltanto questa di inchiesta. E di conseguenza potrebbe non esserci soltanto questa di, a questo punto eventuale – penalizzazione.
Secondo la Gazzetta dello Sport, infatti, solo la penalizzazione è stata di fatto rispedita alla Corte di Appello Federele, non i ricorsi (respinti) di Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Federico Cherubini e Maurizio Arrivabene, ad esclusione di Pavel Nedved.
Ciò vuol dire che resta ancora in gioco l’articolo 4 sulla mancata lealtà, che non è affatto sparito dalle dichiarazioni del Procuratore: il Collegio di Garanzia ha infatti raccolto l’invito formulato da Ugo Taucer sulla “carenza di valutazione”, ma senza far sparire il reato sportivo che è il cuore della decisione del 20 gennaio. Tradotto in soldoni, i 15 punti di penalizzazione potrebbe essere un successo di Pirro per la Juve. O come avrebbe detto Pirandello, così è… se vi pare.