Panchina a Joachim Loew: torna ad allenare dopo la Germania | Affare (quasi) fatto
Due anni di riposo, più o meno forzato, possono bastare. Il “figlioccio” di Jurgen Klismann è pronto per una nuova avventura.
Sì, il figlioccio di Klinsmann. Era il suo vice nel biennio 2004-2006. Un biennio importante quello dei Mondiali in Germania. C’era grande attesa per la Nationalmannschaft, per molti la stra-favorita della kermess iridata proprio in terra teutonica.
Arrivò fino in semi quella Germania, terza per l’esattezza. Aveva scelto una sede ad hoc per quella partita che avrebbe dovuta portarla a Berlino: Dortmund e il catino infernale del Westfalen Stadion (ora Sidna Iduna Park), perché pensava che l’avrebbe spinta in finale, come in passato. Sbagliato. Con le reti indimenticabili ai tempi supplementari di Fabio Grosso e Alex Del Piero, l’Italia di Lippi dette una delle più grandi delusioni ai tedeschi, a tal punto che Jurgen Klinsmann si dimise in quell’anno, con tanto di (numerose) critiche in patria per la sua gestione.
Fu proprio Joaquim Low a prendere le reti della Nationalmannschaft, iniziando uno dei cicli più longevi della storia per un commissario tecnico, durato la bellezza di quindici anni, dove sono fioccati successi a go go.
Argento agli Europei in Austria e Svizzera nel 2008, un altro bronzo a Sudafrica 2010, il tanto ricercato successo in Brasile 2014, con tanto di Mineirazo (quell’incredibile 7-1 proprio alla Canarinha in semifinale) prima della gloria mondiali. E ancora: la Confederation Cup del 2017. La fine del super ciclo nel 2021.
Qualcosa è cambiato
Dall’amara sconfitta all’Europeo contro l’Inghilterra, Joaquim Low non ha più allenato. Sì, qualche trattativa, il suo nome ogni tanto è uscita, ma nessuna voglia di tornare in panchina. Stavolta potrebbe essere diverso.
Già, proprio il Brasile ha chiesto informazioni sul maggiore di quattro figli del fornaio autonomo Hans Löw e di sua moglie Hildegard. Non è un segreto che la federcalcio brasiliana voglia un nome di grido per una nazionale che da troppo tempo non vince il Mondiale, né si ci avvicina peraltro.
Il primo è stato Mourinho, il addirittura Carlo Ancelotti. Ora è il turno proprio di Joaquim Low finire nella lista dei papabili per quella nazionale che fu di Tite.
Winterrthur e Frauenfeld, Sttoccarda e Fenerbahce, Karlshrue e Adanaspor, Tirol Innsbruck e Austria Vienna. Passato (più o meno recente) si conoscono, il presente è un tempo di attesa per ripartire di slancio in un futuro che potrebbe essere in Sudamerica.