Giorni intensi per Lotito, alle prese con un doppio compito: trovare l’erede di Igli Tare e soddisfare le esigenze di Maurizio Sarri.
“Parlerò con Tare”. Quella risposta laconica sulle colonne del Corriere dello Sport dopo il successo di Empoli erano foriere di altre parole, quelle ufficiali di Igli Tare, che come nelle previsioni non resterà alla Lazio.
Sono arrivate tramite lettera aperta, che chiudono un capitolo lungo 18 anni: i primi tre da calciatore, i successivi quindici da direttore sportivo. Ha deciso così l’albanese, giocare di anticipo anziché aspettare la scadenza del contratto. Una notizia non di poco conto. Diventato direttore sportivo tra l’incredulità generale e un diffuso scetticismo, l’ex attaccante bianco-celeste ha convinto tutti.
Hernanes, Klose, Candreva, Leiva e Correa, fino ad arrivare a Milinkovic Savic, Luis Alberto e Immobile, autentici colpi a basso prezzo, che ora valgono tantissimo. Muriqi e Vavro adei flop, ma sono molti di più le sue conquiste, che le sue scelte sbagliate.
Il rapporto sul piano personale è sempre straordinario, un autentico braccio destro, ma l’arrivo di Sarri ha un po’ sparigliato le carte. Troppo divergenti le idee sul come agire per rinforzare la Lazio, così Lotito cambia: il nuovo direttore sportivo sarà Angelo Fabiani, che ha ricoperto lo stesso ruolo nella Salernitana di Lotito e che già da due anni lavora nella Lazio come responsabile della formazione Primavera. E con Sarri, che si fa?
“In settimana se telefona il presidente si farà una riunione e si vedrà cosa si può fare”. Maurizio Sarri non ha fretta, vuole capire le intenzioni di Lotito, partendo da un presupposto. “Se vogliamo rimanere competitivi c’è da allargare la rosa degli attaccanti – continua – Abbiamo cambi sulla linea difensiva, ma le partite si vincono davanti”. E Lotito, che pensa?
Anche il presidente biancoceleste ostenta tranquillità sul futuro della squadra capitolina. “So già cosa vuole Maurizio Sarri – assicura Lotito – parliamo tanto e di investimenti, forse ci incontreremo ma lo sento ogni giorno al telefono”.
Smusserà qualche angolo il presidente della Lazio, ma bisogna partire da un altro presupposto, leggermente differente rispetto a quello di Sarri: “L’allenatore deve fare l’allenatore, al resto penseremo noi. Sto continuando a strutturare la società“. Prima Fabiane, dunque, poi il colloquio chiarificatore con Maurizio Sarri, anche questo è un presupposto base per la Lazio che verrà.