Un spogliatoio internazionale. In tutti in sensi, come nel nome della squadra nerazzurra di Milano.
Ce n’è per tutti i gusti: Onana un camerunense, Handanovic uno sloveno, Cordaz non sembra ma è italianissimo, a completare la rosa dei portieri.
Varietà multietnica anche nel reparto difensivo: Skrniar è slovacco, anche se ha le valigie pronte, destinazione Parigi, De Vrij olandese, Dalbert come se non ci fosse, verrà svincolato il 30 giugno e tornerà in Brasile. Almeno qui ci sono italiani: Bastoni e Acerbi, D’Ambrosio e Dimarco e Bellanova e Darmian, volendo anche Zanotti e Fontanarosa, aggregati dalla Primavera.
Il centrocampo è globale: il croato Brozovic e l’italo-albanese Arslani, il turco Calha e l’olandese Dumfries, il tedesco Gosens e l’armeno Miki.
Nessun italiano in attacco, visti gli argentini campioni del mondo Correa e Lautaro Martinez, il bosniaco Dzeko e il belga Lukaku. C’era anche un cileno, fra l’altro molto amato. Andato via con grande rimpianti.
“Sono in molti a non aver capito il mio addio”. La frase tendente allo choc è del Nino Maravilla, Alexis Sanchez. Parole amare, cariche di rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato: “Qualche compagno all’Inter mi ha detto che potevo essere ancora utile e che non capiscono il mio addio ma il calcio è così – spiega – io volevo giocare. Ringrazio però la gente dell’Inter, ho vissuto cose belle in quello spogliatoio, ora sono contento qui a Marsiglia e ogni tanto però mi sento con qualche ex compagno, mi arrivano messaggi con scritto ‘Bravo Nino'”.
In Italia si sono sprecati i complimenti per un giocatore che all’Udinese ha fatto faville, e all’Inter ha vinto trofei. La Beneamata lo riportò in Italia nel 2019, in prestito dal Manchester United.
Ironia del destino: debutto amarcord proprio contro l’Udinese. Gli infortuni, purtroppo sono una costante, ma non riescono a oscurare la buona impressione: 4 gol, 9 assist e tante ottime prestazioni gli valgono un riscatto, a titolo definitivo.
Alexis Sanchez vince uno scudetto con Conte in panchina. Arriva Inzaghi e il cileno parte ancora riserva, ma quando gioca, incanta. E contribuisce ad alzare trofei: prima la Supercoppa, poi la Coppa Italia, il grande rammarico è che l’Inter butta via la possibilità di riconfermarsi sul tetto d’Italia, spianando la strada verso il tricolore ai cugini del Milan. Il resto è storia: Inzaghi preferisce Correa. Il Nino Maravilla vuole giocare e viene ceduto. Al Marsiglia si è ritrovato. Ma la domanda sorge spontanea: non era meglio lui di Correa?