Giorni di lutto nazionale, che piaccia o no, così è stato deciso dal Presidente Mattarella, per ricordare Silvio Berlusconi.
Una morte la cui eco ha rimbombato in tutto il mondo, perché Silvio Berlusconi è stato uno dei personaggi storici più influenti dell’ultimo secolo in Italia: nel mondo politico con quattro mandati, nel mondo economico con una valanga di aziende (Mondadori, tanto per citarne una), nel mondo della comunicazione con Fininvest.
Nel mondo sportivo nessun presidente come lui, l’artefice di una leggenda chiamata Milan e di una favola dal nome Monza, che ha intenzione di dedicargli il nome del suo stadio. Picchetti d’onore all’esterno del Duomo nel suoi funerali, maxischermi in piazza.
C’erano tutti. Da tutto il mondo. Dal presidente della Repubblica Mattarella che ha proclamato i tanti chiacchierati giorni di lutto nazionale alle Premier Meloni, delegazioni di Milan e Monza. Amici e nemici, estimatori e avversari, perché Berlusconi è stata una calamita che ha attirato tutti.
Ha deciso per la cremazione, le sue ceneri verranno trasferite ad Arcore dove il Cavaliere ha fatto costruire una grande tomba da 37 posti nel giardino di Villa San Martino. Non lo dimenticherà mai nessuno. Soprattutto nel mondo dello sport.
Si sprecato in questi giorni i ricordi del Berlusconi rivoluzionario nel calcio, leggendario con il suo Milan, definito sin dalla fine degli anni ’80 un qualcosa di sacro, rispetto a tutte le altre cose di cui si è sempre occupato. In prima persona.
Sky lo ha ricordato in miliardi di modi, tra cui quell’attaccare, attaccare, attaccare, che SuperPippo Inzaghi ha dovuto urlare, strillare quando è stato nominato allenatore. Il ricordo di Massimo Marianella ha fatto il giro della rete.
“Lui aveva a casa quello che era il segnale prima che andasse in onda – racconta il noto commentatore SKY – noi facevamo delle prove prima delle partite. Era un’amichevole estiva e Sandro Piccinini, per scaldare la voce, disse per finta: incredibile, infortunio a Van Basten nel tunnel”. Uno scherzo inconsapevole che ha rischiato di far nascere un caso.
Sì perché Silvio Berlusconi stava ascoltando da Arcore e senza indugiare, una volta udita quella frase, chiamò immediatamente il Delfino Galliani, voleva sapere cosa era successo e soprattutto cosa si era fatto. Finì tutto con una grossa risata, oltre che ovviamente con un bel sospiro di sollievo. Questo era Silvio Berlusconi, il presidente de ventinove trofei in trentuno anni e quel miracolo italiano chiamato Monza. Non ce ne sarà un altro, che piaccia o no.