Un contratto fino al 2027, uno stipendio gigantesco, i litigi con Campos e gli infortuni. Qual futuro aspetta il brasiliano a Parigi?
Cosa resta dopo l’eliminazione dell’Allianz Arena? È una domanda che certamente si stanno ponendo a Parigi negli ultimi giorni. Certo, dopo la vittoria di Brest il campionato è ormai archiviato, ma se non si avverte l’eccitazione nell’aria di vincere ancora la Ligue 1, forse, è perché non ve n’è.
Quando nell’ormai lontano 2011 lo stato del Qatar, attraverso Nasser Al Khelaifi, ha deciso di investire nel Paris Saint-Germain, lo ha fatto pensando che il soft power fosse l’arma migliorare l’immagine stato del Golfo nel mondo, dopo l’assegnazione dei mondiali di calcio avvenuta pochi mesi prima.
Se per tutte le società calcistiche ambire a raggiungere i massimi traguardi è un’aspirazione ed un sogno, non è chiaro se per la proprietà della squadra della capitale francese sia lo stesso o sia semplicemente una dimostrazione di forza politica ed economica.
I petrodollari qatarioti hanno permesso ad una società, il cui unico momento di visibilità era stato garantito dalla breve sosta di Ronaldinho, di diventare una vera e propria potenza mondiale. L’acquisto di Neymar è servito a dimostrare che non esiste una cifra che il PSG non sia in grado di poter investire ed ha disintegrato, con i suoi 222 milioni, la cifra dell’acquisto più costoso della storia del calcio.
Dopo il brasiliano è arrivato Mbappé l’anno successivo, 180 milioni, ed infine recentemente è atterrato a Parigi forse il più grande di tutti, Lionel Messi. Senza naturalmente dimenticare la lista “degli altri”, che include nomi del calibro di Ibrahimovic, Cavani, ecc… Eppure, nonostante la mole di talento, l’obiettivo massimo continua a mancare.
Se hai in squadra potenzialmente il tridente migliore mai assemblato, attorno a cui si muovo altri otto giocatori di assoluto livello, vincere la Champions League sarebbe un obbligo. E invece, dopo due anni, i francesi non sono neanche riusciti a superare gli ottavi di finale.
Non è chiaro, ad oggi, se ci sarà un atto terzo. Il contratto dell’argentino è in scadenza a giugno e l’obiettivo dichiarato della dirigenza è di provare a convincerlo a restare, di rimandare l’idea di svernare negli Stati Uniti. Per quanto riguarda Mbappé, sembra di combattere contro il fato. Convinto a firmare un biennale, la prossima estate sembra che riserverà gli stessi intrighi delle precedenti due, con il Real Madrid pronto, alla finestra.
Dopo l’argentino e il francese, della barzelletta resta in sospeso soltanto il brasiliano, il primo a giungere al Parco dei Principi. Neymar fu scelto come simbolo del nuovo corso parigino e adesso si ritrova ad essere sul gradino più basso dei preferiti. I litigi con Campos sono solo la punta dell’iceberg, perché se il Paris potesse decidere chi dei tre mandare via, il prescelto sarebbe proprio O’Ney.
L’ex giocatore del Santos, però, pare che non abbia alcuna intenzione di andare via, secondo The Athletic. Lo scorso luglio è scattato il rinnovo automatico fino al 2027, dunque non c’è nulla che il PSG possa fare, tranne che “sperare” che cambi idea e ci sono oltre trenta milioni di buoni motivi per lo rendono tutt’altro che semplice. L’idea del brasiliano, che lo scorso febbraio ha compiuto 31 anni, è di chiudere la carriera a Parigi.