Una carriera straordinaria, palmares alla mano. Eppure il minimo comun denominatore di Alvaro Morata è stato sempre un dubbio amletico.
Chi è veramente l’attaccante madrileno ed (ex) madridista? Uno su cui crearci una squadra attorno, oppure uno da prendere e farlo entrare a partita in corso, dove puntualmente segnerà grappoli di gol ma non sarà mai veramente continuo?
A questa domanda, finora, non c’è stata mai una vera risposta. Nonostante sia cresciuto nell’Atletico Madrid, è a Real che Morata ha legato tutti i suoi maggiori successi, nel Madrid di Benzema e Cristiano Ronaldo: due Liga e altrettante coppe di Spagna, altrettante Champions. Una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club. Ma sempre da eccellente subentrante.
E’ stato così anche nella Juventus di Tevez, quella di Dybala e Mandzukic, ma anche quella della Joya in coppia con Cristiano Ronaldo. Morata sempre utile, importante, fautore e produttore di gol, ha contribuito a portare titoli (2 scudetti, 3 coppe Italia e due Supercoppe) ma mai al centro del progetto bianconero.
In Premier non è cambiato granché. Al Chelsea Alvaro Morata ha segnato tanto e alzato la Coppa d’Inghilterra nella stagione 2017-2018, eppure un posto da vero titolare non l’ha avuto mai. Perfino in nazionale, con qualsiasi commissario tecnico nella Roja, sempre quell’amletico dubbio.
Ora Morata sta giocando in uno degli Atletico Madrid meno competitivo dell’ultimo decennio. Con i Materassai madrileni ha un contratto fino al 2024, ma non è che si stia parlando di rinnovo, per cui i Colchoneros potrebbero pensare di cederlo a giugno, per non perderlo a parametro zero.
Nel suo futuro l’Italia è sicuramente un’opzione, d’altronde alla Juve ha lasciato un buon ricordo, Allegri ne ha tessuto sempre tante lodi. Ma non è Torino la sua prossima destinazione. Potrebbe essere Milano. La Milano rossonera.
E’ fin troppo chiaro che il Diavolo, Giroud a parte, fatichi tremendamente a trovare la via del gol, perché Leao (ammesso che rimanga) non è uno dal 20 marcature l’anno, tanto per intenderci. Origi non si è mai abientato. Ibra è una garanzia, ma la carta d’identità è quella che è.
Così Morata potrebbe essere la soluzione ai problemi offensivi di Pioli, super blindato dalla società, che ha massima fiducia nel suo lavoro. Il vantaggio per il Milan, inoltre, è il costo del suo cartellino, si potrebbe portare via a 15-20 milioni. Una cifra non trascurabile per il budget del Milan, come conferma la Gazzetta dello Sport.