“Wimbledon mi ha salvato la vita”: la brutta malattia e il ritiro dal Tennis | Racconto in lacrime
Oltre cento edizioni, tanti campioni e infinite storie da lacrime su Wimbledon, il torneo di Tennis più prestigioso al mondo.
È iniziata la 136esima edizione di Wimbledon, semplicemente il torneo di tennis per eccellenza, quello che nelle ultime quattro edizioni ha visto un unico vincitore.
Dal 2018 vince sempre Djokovic, che quest’anno ha già alzato la coppa degli Australian Open e pure quella sulla terra rossa di Parigi dove è divenuto il re dei re degli Slam, sogno quello Grand in quanto favorito d’obbligo numero uno.
Nole va a caccia del 24esimo Slam, che lo riporterebbe nella stessa situazione del 2021, quando vinse i primi tre Slam dell’anno presentandosi a New York per completare il Grande Slam. Proverà a fermarlo, Carlos Alcaraz, battuto proprio da Djokovic in semi a Parigi, seppur malconcio: l’infortunio sembra alle spalle visto che il numero uno al mondo si è imposto al Queen’s, l’aperitivo sull’erba prima del piatto forte.
Gli Azzurri chiaramente puntano le loro fiches su Sinner, ma anche quel Lorenzo Musetti che ha iniziato Wimbledon sconfiggendo in tre set l’austriaco Varillas: 6-3, 6-1, 7-5.
Uno straziante racconto
Wimbledon da sempre è alla stregua di un torneo a parte rispetto a tutti gli altri, sia perché giocare sul’erba ha un fascino tutto suo, sia perché è il torneo più tradizionale, dove bisogna presentarsi ancora all-white, tutti di bianco: è la storia che si riscrive da 136 anni a questa parte.
“Wimbledon a me ha salvato la vita”. Lo dice così, sic et simpliciter Marion Bartoli che a Londra si impose dieci anni fa, uno degli otto WTA (in singolare) della sua carriera, a cui vanno sommati quelli (tre) in doppio, che le hanno permesso di farsi notare al mondo intero, raggiungendo la settima posizione del Ranking.
Troppo peso e anoressia
Ma Wimbledon ha regalato alla ex tennista francese non solo fama e gloria, ma molto altro. Un toccasana per le sue lotte intestine che ha dovuto gioco forza combattere con la propria salute. Più problemi mentali (dal troppo peso) che fisici (all’anoressia. “Stavo lentamente e gradualmente piombando nell’anoressia – racconta Marion sempre sulle colonne del The Guardian – ormai era diventata un’ossessione”.
Wimbledon, a conti fatti, la panacea di tutti i suoi mali: “Un torneo così speciale – assicura – che avevo vinto tre anni prima ha permesso di curare le mie ferite interiori. Wimbledon è stato capace di far risuonare quel campanello d’allarme, se non ci fosse stato, probabilmente, avrei continuato ad andare sempre più giù”.